Le conversazioni sono le sedici interviste agli autori che saranno a NID Platform e che pubblicheremo da luglio a settembre.
Intervista a cura di Lisa Cadamuro, NID Platform staff

Il suo lavoro, We_pop, è l’esito di un lavoro di ricerca che è iniziato con il progetto I would like to be pop. In questo slittamento dall’io al noi, dall’intenzione alla realizzazione, è forse contenuta l’evoluzione di questo spettacolo?

Sicuramente lo spettacolo ha avuto una sua evoluzione o comunque una sua trasformazione. Inizialmente volevo fare un lavoro che avesse delle connotazioni riconducibili alla pop art o che avesse in qualche modo a che fare con la popolarità: la mia era più una dichiarazione di desiderio. Poi il lavoro si è semplificato, ha preso una connotazione diversa sia dal punto di vista estetico sia da quello concettuale: così è nato We_pop.

In che senso il movimento del corpo può essere pop?

Il mio desiderio era portare la danza concettuale a un livello più popolare. Così ho sviluppato una serie di strutture e sistemi di movimento molto legati alla danza degli anni Novanta, creando qualcosa di abbastanza canonico dal punto di vista della struttura compositiva ma ricco di codici enigmatici, derivato da una ricerca sulla qualità del gesto e sulla sua capacità di evocare immagini e significanti. Questo lavoro rappresenta per me un ponte tra un mondo che ho frequentato per molto tempo e qualcos’altro, che lo contamina.

Leave a Reply