“Qualche giorno fa ho scritto a un mio collega, un amico. Volevo semplicemente sapere come stava, l’avevo visto di sfuggita qui nella città dove vivo, Livorno. Mi ha fatto la lista dei suoi impegni, motivando la mancata telefonata, e poi mi ha chiesto di anticipargli il motivo. Tutto tramite WhatsApp, siamo stati davanti allo schermo circa 10 minuti, ma io non ho sentito le vibrazioni della sua voce, non ho potuto argomentare con più raffinatezza le ragioni della mia chiamata.

Con questa piccola storia colgo l’occasione per chiedermi e chiedervi perché facciamo questo lavoro se non ci poniamo lo scopo primario di porci in una postura differente rispetto a una società in cui sono preferibili mezzi di comunicazione che fungono da barriera contro ogni sistema empatico, una società con poca memoria sul passato concentrata su un presente sempre più sfuggente e un futuro sempre troppo ego-riferito. Una società in cui si confonde sviluppo con progresso, ossessionata e proiettata sempre in avanti.

Bisogna sempre correre, non c’è mai tempo per ascoltare l’altro, però si ha la presunzione che la gente venga a teatro e lo faccia per un’ora e mezza. Ma noi vogliamo che ci dedichino del tempo? E quel tempo lo stiamo anche donando a chi ci guarda? Siamo sinceri? Io credo che se non lo siamo tutti i giorni, non possiamo esserlo fino in fondo in quell’ora e mezza in cui condividiamo il nostro mondo con altre persone.

In comune abbiamo che non abbiamo mai tempo per nulla, ma dileggiamo fino all’eccesso le nostre creazioni, schermiamo ogni rapporto empatico, e al contempo costruiamo pratiche di sensibilizzazione chiamandole con nomi bizzarri, perché bisogna comunque divertirci. Bisogna essere pronti a scattare foto su Instagram, dediti al consumo rapido, e se non si consuma, non si produce e poi si passa di moda.

In questa società che io definisco cannibale in quanto vorace, che si nutre di se stessa senza uno scopo se non questa fame continua, sono gli algoritmi a indicarci a cosa serviamo e come dobbiamo essere. Funzionalità, efficienza, produttività e velocità sono parole chiave. Bisogna andare avanti, correre. Siamo ossessionati dal nuovo, ma così nulla si sedimenta, nulla rimane nella società, neanche pensieri o sogni che possano supportarla positivamente nel quotidiano. Tutto si consuma Bisogna difendere la nostra umanità, perché lentamente ne perdiamo pezzettini senza accorgercene, e poi ci dimentichiamo di averli avuti.”

Danza Cannibale è una ricerca avviata nel 2023, tuttora aperta. Il progetto fonda le basi su una riflessione sulla voracità della società moderna in cui tutto è creato per essere consumato sul momento – fagocitato, non tenendo in considerazione il passato, dimenticando il futuro. Davide vuole avviare una fase di ricerca aperta, di ascolto e di condivisione invitandovi a dialogare con le sue intime riflessioni e provocazioni, sperando che possano generarne altrettante in voi. I vostri contributi saranno pubblicati su questo sito e andranno a costruire una danza cannibale fatta di moltitudine.

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