VICENZA Davide Valrosso, 32 anni, è il coreografo di “We are not alone”, in programma al teatro Comunale domani alle 20.45, lavoro inserito nel programma di Danza in Rete Festival | Vicenza – Schio. Con un’esperienza formativa e professionale europea, è l’apprezzato ideatore e interprete di “Biografia di un corpo”, rappresentazione da solista andata in scena il 17 marzo al TCVi, dopo una settimana di residenza artistica. Il professionista di danza di oggi ha una formazione internazionale ? In un periodo storico dove le distanze si accorciano, è diventato più facile poter accedere ad esperienze internazionali. La diversità certamente porta valore, ma invito i formatori a non assumere un atteggiamento eccessivamente esterofilo. Nonostante la mia formazione accademica sia stata all’estero, tutti i contenuti di valore artistico ed estetico li ho sviluppati in Italia, grazie ai grandi professionisti e artisti di qui. I festival italiani coltivano il talento? Purtroppo non tutti i festival si pongono l’obiettivo di sostenere i giovani artisti emergenti, e nemmeno altri di valore etico e sociale. Il processo di sensibilizzazione del pubblico è qualcosa di complesso, che non richiede solo competenze professionali, ma tanto amore per il proprio lavoro. Al Tcvi ho scoperto un grandissimo sostengo professionale e artistico, ma soprattutto umano. Quale rapporto c’è tra le sue radici culturali e il lavoro? È un rapporto imprescindibile, che non posso controllare. Le mie radici latine o mediterranee sono incise nella mia pelle, sangue e ossa. Ed emergono in maniera misteriosa. Il suo lavoro è ora maggiorenne? Cosa vuol dire essere maggiorenni? Mi auguro che, per sempre, il mio lavoro possa mantenere l’innocenza del mondo infantile, la meraviglia di uno sguardo, che è sempre capace di sorprendersi, per vivere la vita con leggerezza acuta.

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